Il Giappone è sempre stato il mio “sogno nel cassetto”. Avete presente? Uno di quei viaggi per cui si farebbero carte false e rinunce di ogni tipo. Per questo non mi capacito di come non sia ancora riuscita a metterci piede in modo serio, in questo Giappone. Ho l’impressione che sia come una congiura, una strana combinazione di eventi sfavorevoli, di impegni e di compromessi, a farmi rinunciare anno dopo anno.
Ma la fortuna a volte fa l’occhiolino e l’anno scorso, grazie ad un viaggio di lavoro, ho avuto l’opportunità di assaggiare questo pezzo di mondo tanto sognato. Ahimè, i miei viaggi di lavoro sono tutt’altro che rilassanti ma quella volta, complici la distanza, i costi dei voli e gli appuntamenti dai clienti, avevo a disposizione un week-end lungo tutto per me!
Tokyo in tre giorni è fattibile e ora vi racconto come l’ho visitata.
Itinerario Tokyo in 3 giorni
Giorno #1: Palazzo Imperiale – Ginza – Tsukiji Market – Shibuya
Ok, ammetto di aver passato almeno 30 minuti all’interno della stazione di Shinjuku per capire dove andare, quale mezzo prendere e come acquistare il biglietto della metro. Shinjuku è la più grande stazione di Tokyo, nonché la più trafficata: si stima che ogni giorno vi transitino 3 milioni di passeggeri. Non stento a crederlo: nemmeno i nostri centri commerciali alla Vigilia di Natale sono così affollati! Ma la stazione di Shinjuku è anche la più strategica perché da qui parte qualsiasi mezzo di trasporto di cui abbiate bisogno e per qualsiasi destinazione preveda il vostro programma.
Detto questo, e maledicendo la mancanza di indicazioni in inglese, salto sulla Marunouchi Line e dopo venti minuti scendo alla fermata Otemachi.
A due passi dall’uscita si trova il Palazzo Imperiale, separato dalla città da una cinta muraria e da un ampio fossato.

Il palazzo non è visitabile ma i giardini orientali sono aperti al pubblico. I colori autunnali dei parchi di Tokyo rendono l’atmosfera estremamente zen: non mi sembra vero, dopo tutto quel caos alla stazione! Ma la quiete finisce nell’istante esatto in cui inizia a piovere – e che piovere – così, in compagnia del mio nuovo ombrello, decido di fare due passi nel quartiere Ginza, regno del prestigio e delle grandi firme di Tokyo. È sabato mattina e, forse per la pioggia, forse perché è ancora presto, le strade sono deserte.
Ginza non mi colpisce affatto: potrei essere ovunque, in via Monte Napoleone a Milano o a rue Rivoli a Parigi, con la differenza che queste strade, di storico, non hanno nemmeno il contorno. Mi spingo più a sud, alla ricerca del Teatro Kabuki, che trovo chiuso, e inizio a pensare che il mio primo giorno a Tokyo non sta prendendo una bella piega.
Come svoltare la giornata se non con un bel sushi? Et voilà, detto fatto, raggiungo a piedi Tsukiji e faccio un giro nel mercato del pesce più grande del mondo. Nonostante sia arrivata piuttosto tardi, il mercato è ancora animato. Ci sono pesci di tutti i tipi, alcuni mai visti, venduti in tutte le forme possibili e immaginabili: freschi, sotto sale, essiccati, messi sottovuoto. E poi ecco i banchetti di sushi e sashimi, che solo a guardarli ti fan venir fame.

Ma prima che la mia versione “malata di crudo” salti fuori, tiro dritta verso l’ufficio informazioni per capire come partecipare alla famosissima asta del tonno, il lunedì seguente. Vengo informata che l’asta del tonno sarebbe stata chiusa ai turisti fino al nuovo anno. Per tutto il mese di dicembre, infatti, le visite vengono sospese a causa dell’intensa attività pre-Natalizia. Sconsolatissima, affogo i miei dispiaceri in un idillio di pesce crudo, faccio un giro al mercato e torno verso la fermata della metro.
Qual è il posto più famoso e fotografato di Tokyo se non l’incrocio stradale di Shibuya? Non posso perdermelo di sabato pomeriggio! Detto fatto, in meno di mezzora sono in un bagno di folla… effettivamente, è impressionante.

Attraverso l’incrocio almeno 8 volte, come una bambina dell’asilo al parco giochi. Poi, gironzolo senza meta per il quartiere più famoso di Tokyo, pieno di centri commerciali, negozi, locali e grandi catene di fast food. Sono le 18, ormai è buio e le gambe non mi reggono più. Assetata, mi infilo in un McDonald e mi scolo una Coca Cola ghiacciata seduta alla vetrata al quarto piano. In strada, la frenesia da shopping si affievolisce via via che i minuti passano. Oltre alle luci al neon dei negozi, si notano ora anche alberi di Natale e luminarie dai colori meno invadenti. Vi chiederete il perché, visto che qui, il Natale, non si dovrebbe celebrare. La forza del consumismo, penso.
Giorno #2: Meiji Jingu – Parco Yoyogi – Takeshita-Dori – Ueno – Yanaka Ginza
Il mio secondo giorno è ancora più intenso del primo!
Sveglia presto, quindi, e dritta allo Yoyogi-Koen, un “piccolo” parco cittadino accanto al quartiere Shibuya. All’interno del parco si trova il Meiji Jingu, un santuario shintoista dedicato alle anime dell’Imperatore Mutsuhito e di sua moglie. Il santuario è piuttosto recente (1958) visto che l’originale andò distrutto durante la seconda guerra mondiale. Sembra anche essere molto gettonato per la celebrazione di matrimoni ed io ho avuto la fortuna di trovarmici proprio in mezzo (l’ho raccontato in questo post).
Dopo la calma e la tranquillità del parco, era inevitabile un bel bagno di folla in Takeshita-dori, la strada più bizzarra di tutta Tokyo. Questo è il regno dei Cosplay e delle esagerazioni in tutti i sensi, dall’abbigliamento al cibo, dalla musica ai dolciumi. Nei negozi si trova l’impossibile e la sensazione è quella di trovarsi a metà tra il mondo dei balocchi e un cartone animato giapponese.

In generale, tutto il quartiere di Harajuku è alternativo. È qui che si dettano le tendenze della capitale ed è anche qui in fulcro dell’attività commerciale degli stilisti nazionali. Ma non ho tempo per lo shopping, devo ancora vedere un sacco di cose. Tornerò ad Omote-Sande l’indomani.
È già l’una e io ho fame. Mi allontano dal caos di Harajuku e mi infilo in un anonimo “ristorante” pieno di gente locale, che consuma in silenzio una profumatissima zuppa di soba. Ottima idea! Pranzo con meno di 6 euro e il mio stomaco è soddisfatto.
Mi sposto a Ueno, il quartiere di Tokyo che, in assoluto mi è piaciuto di più. A Ueno c’è un grande parco (sì, un altro parco!) che ospita diversi musei nazionali e qualche tempio. Il più antico è quello buddista di Kanei-ji, fondato nel 1625 ma oggi chiuso al pubblico. Il parco è enorme e un paio d’ore non bastano per vederlo tutto.
Evito i musei per evidente mancanza di tempo e mi avvio verso Yanaka Ginza. Da qui non vorrei più andarmene! La zona regala scorci di Tokyo di cui non avrei mai immaginato l’esistenza, strette viuzze su cui si affacciano piccole case di legno, giardini, cimiteri e templi.

È un quartiere “bene” di Tokyo, indubbiamente. Mi perdo per un paio d’ore senza rendermene conto, innamorandomi di questo gioiello nel cuore della città e arrivando, ormai con il buio pesto, ad una fermata della metropolitana.
La sera attraverso Kabukicho – che non è per nulla pericolosa – e vado a gustarmi l’ennesimo sushi del mio viaggio.
Giorno #3 – Asakusa – Tokyo Sky Tree – Shinjuku – Shopping ad Omote-Sando
È l’ultimo giorno, l’ultima possibilità di gustarmi questa città. La mattina mi sposto ad Asakusa e mi reco all’ultimo piano dell’ufficio informazioni turistiche del quartiere. Da qui si gode una vista spettacolare del tempio Senso-Ji. Peccato per il tempo pessimo (piove) e per la coltre di nubi al di la del tempio. Da qui, dovrebbe vedersi anche il Tokyo Sky Tree.

Aspetto che spiova e mi dirigo al tempio. Vorrei una fotografia senza gente tra i piedi ma è letteralmente impossibile. Mi sembra di essere in Cina! Ci rinuncio ed entro nel complesso attraversando il Kaminarimon. Poi percorro tutto il Nakamisedori, un camminamento pieno di negozietti di souvenir. Ecco, queste cose proprio non mi piacciono: come si può trasformare il luogo di culto più antico di Tokyo in una palese trappola per turisti? Arrivo all’edificio principale e osservo da un lato le scene che si susseguono. Il tempio è molto bello ma purtroppo poco “spirituale”.
Mi perdo tra le vie del quartiere, piene di botteghe di artigiani. I negozi sono chiusi ed è proprio una fortuna perché le saracinesche sono tutte dipinte con disegni tradizionali.
Giungo alla sponda del fiume, da dove si vede, in lontananza, lo Sky Tree e quell’oscenità della fiamma di Asahi – simbolo dell’omonima birra. Pensate che gli abitanti di Tokyo la definiscono “lo sterco dorato” e su questo mi trovano assolutamente d’accordo!
È solo l’una ma sono già a pezzi. I giorni precedenti sono stati intensissimi.
Arrivo al Tokyo Sky Tree ma decido di non salire fino in cima: il tempo è brutto e da sopra vedrei soltanto nuvole. Questo sarà un buon pretesto per tornare a Tokyo!
Nel pomeriggio mi sposto a Omote-Sando per fare un po’ di shopping e qualche regalo. Verso sera passeggio a Shinjuku e vi consiglio di scoprire questa zona proprio a tarda ora. Il quartiere è pieno di centri commerciali, negozi di tecnologia e viuzze illuminate a giorno da tonnellate di neon accecanti.
Rientro in hotel decisamente distrutta ma felice di aver iniziato a coronare il mio sogno.
La cultura giapponese è quanto di più lontano dalle nostre abitudini ci si possa aspettare. È un mondo pieno di contraddizioni e a tratti incredibile. Ma questo ve lo racconterò in un altro post!
Arrivederci e a presto, caro Giappone!
audrey
me lo segno perchè potrebbe essere una delle mete di quest’estate. bellissime le foto!
http://www.audreyinwonderland.it/
Elena Frigerio
Beata te, ti invidio! Anche io vorrei tornarci al più presto!
Franco
Complimenti per la sua descrizione dei luoghi, semplice, coincisa e attraente.
Grazie
Franco
Elena Frigerio
Grazie a te per avermi lasciato questo magnifico feedback Franco! 🙂
Franco
Oltre a quanto hai scritto, che cosa suggerisci di non perdere?
Grazie
Franco