In questo articolo voglio raccontarti la mia esperienza su “The Floating Piers”, il progetto di land art dell’artista bulgaro Christo, installato sulla sponda bresciana del lago d’Iseo, tra Sulzano, Monte Isola e l’Isola di San Paolo, visitabile dal 18 giugno al 3 luglio 2016.
Se non ci sei ancora stato ma hai intenzione di visitarla, oltre alle mie impressioni, troverai anche qualche consiglio utile per evitare di trasformare l’esperienza in un terribile incubo.
Quando per la prima volta sentii parlare del progetto “The Floating Piers” mi feci un’idea grandiosa della cosa, completamente diversa da quel che poi è stato il progetto finale dell’artista.
Mi ero immaginata di poter passeggiare da una sponda all’altra del lago d’Iseo, dalla provincia di Bergamo a quella di Brescia e di trovare tante iniziative legate alla promozione del territorio del Lago Sebino, purtroppo da sempre sottovalutato.
Poi visitai il sito ufficiale del progetto e capii che mi ero fatta, come al solito, un gran bel film di fantasia e che l’installazione avrebbe interessato solo una piccola parte della sponda bresciana. Iniziai a perdere interesse per l’evento, che mi sembrò solo una macchina succhia-soldi a discapito delle migliaia di visitatori attesi.
Ad un mese dall’apertura decisi che non avrei visitato l’opera d’arte. Mi era proprio passata la voglia, definitivamente: troppa pubblicità, troppi dubbi sull’eco-sostenibilità del progetto, troppo poco il tempo di apertura al pubblico.
L’avrei semplicemente ammirata dall’alto, da uno degli tanti punti panoramici delle colline intorno al lago da cui si gode, 365 giorni l’anno, di scorci stupendi.
MAI avrei immaginato di finire nel delirio del week end d’apertura, in un giorno di pioggia.
E invece, eccomi qui a raccontare l’esperienza, resa possibile dall’insistenza martellante della mia “dolce” metà romana, in visita per il week end e smaniosa di salire in passerella. Ho provato in tutti i modi a farlo desistere ma non c’è stato verso: era l’unica occasione, per lui, e non se la sarebbe persa per niente al mondo!
Decidiamo di fare questa follia la domenica, 19 giugno. Ecco com’è andata:
Ore 8:30: partiamo da Bergamo ed approfittiamo di una veloce colazione al bar per decidere come raggiungere “The Floating Piers”. Decidiamo di parcheggiare ad Iseo e poi prendere il treno per Sulzano, luogo d’accesso alla passerella.
Ore 9.30: arriviamo ad Iseo. La strada principale di accesso al paese è già chiusa e due operatori della protezione civile ci dicono che dobbiamo parcheggiare altrove. Invece di andarcene, entriamo in Iseo da una strada secondaria. Seguiamo le indicazioni dell’app segnalata sul sito ufficiale e ci ritroviamo in un parcheggio a pagamento: 15 Euro giornata intera, prendere o lasciare.
Parcheggiare altrove, ad Iseo, è quasi impossibile e decisamente sconsigliato. I pochi posti disponibili a striscia bianca (quindi gratuiti) sono introvabili; quelli a striscia blu (a pagamento) consentono di sostare per un massimo di 5 ore. Dopodiché: multa. E immagino che i vigili di Iseo non si lascino scappare l’occasione per fare un po’ di cassa.
Decidiamo di non rischiare e, rosicando non poco per il furto legalizzato, parcheggiamo in uno sterrato adibito provvisoriamente a parcheggio.
Da qui, ci sono due modi per raggiungere Sulzano:
- Con il treno (stazione Iseo), che passa ogni 30 minuti circa e raggiunge Sulzano in due fermate. Il biglietto costa 3 Euro ed è acquistabile in stazione.
- Con il bus navetta operativo tutto il giorno e con partenze ogni 10/15 minuti. Una corsa andata e ritorno costa 5 Euro ed il biglietto è acquistabile a bordo.
Optiamo per il treno.
Peccato che, una volta arrivati in stazione, al megafono si annuncia che il treno per Sulzano è stato sospeso, causa sovraffollamento in prossimità dell’installazione. Non viene comunicato l’orario di ripristino delle corse che, comunque, salteranno la fermata di Sulzano facendo scendere i passeggeri a quella successiva (Sale Marasino).
Ore 10.05: senza scelta, ci dirigiamo verso il punto di raccolta per i bus-navetta ma sembra che anche lì, l’andazzo non sia molto diverso. L’ultimo transfer era partito più di un’ora prima, poi tutto sospeso per lo stesso motivo che aveva bloccato il treno. La coda per l’attesa, tra l’altro, faceva paura.
Inizia bene, questo Floating Piers! Se già prima avevo poca voglia, adesso mi è proprio passata del tutto!
Ore 10.30: non rimane altro che affidarsi alle proprie gambe e percorrere a passo svelto quei 6 km di strada che separano Iseo da Sulzano. Se non altro, sfruttiamo la giornata per farci un bella camminata – penso io. Inizialmente, il percorso costeggia il lago, poi riprende la strada provinciale fino al passaggio a livello di Pilzone da cui si devia a destra e si inizia a salire per l’Antica Strada Valeriana. Nonostante il brutto tempo, il paesaggio e la vista sono stupendi. Facciamo qualche fotografia e continuiamo la passeggiata, questa volta a passo più svelto, visto che inizia a piovere!
Ore 11.30: sotto l’acqua battente iniziamo la discesa che ci porta in centro a Sulzano. Incontriamo due ragazze che salgono in direzione opposta e chiediamo aggiornamenti sullo status delle code. Ci sconsigliano di proseguire visto che i cancelli d’ingresso all’installazione sono stati richiusi un paio d’ore prima e la coda formatasi superava abbondantemente le 3 ore di attesa.
Ore 12.00: ormai siamo qui! La pioggia diminuisce ed io ho fame. Cerco di convincere il mio compagno di disavventura a deviare su un bel piatto “polenta e funghi” o un “pane e salsiccia”.
IO MI RIFIUTO DI FARE 3 ORE DI CODA, sia chiaro!
Concordiamo di restare in coda 15 minuti e vedere come vanno le cose: se si va avanti rimaniamo; se si resta bloccati, si va a pranzo. Certa di una vittoria scontata, ci mettiamo in fila.
Ore 12:30: Dopo circa una mezz’oretta di fila, eccoci invece sul ponte galleggiante! Incredibile ma vero, ragazzi, ci siamo riusciti! I cancelli sono stati riaperti proprio al nostro arrivo quindi giusto il tempo per smaltire la fila, et voilà…
Una volta messo piede sulla passerella, tutte le “rotture” delle tre ore precedenti svaniscono. La prima cosa di cui mi accorgo è che Monte Isola è vicina. Più vicina di quanto sembra normalmente, osservandola da Sulzano! 800 metri di passerella arancione uniscono le due sponde e realizzo quanto l’acqua alteri la percezione delle distanze. La passerella è larga otto metri e, ovviamente, ondeggia seguendo il respiro del lago. La sensazione è quella di essere in barca, solo un po’ meno marcata. Di gente ce n’è ma non si ha l’impressione di sovraffollamento. Certo, una passeggiata sul pontile deserto dev’essere tutt’altra cosa ma, di fatto, con la sistematica regolazione del flusso in entrata, la situazione è accettabile.
Quel che diventa meno sopportabile è la calca su Monte Isola, com’era prevedibile. La strada che la costeggia, infatti, è larga quasi la metà rispetto al pontile galleggiante.
La passeggiata prosegue sul lungolago di Monte Isola per un altro chilometro circa. Poi si riprende il pontile in direzione Isola di San Paolo, purtroppo chiuso nell’ultimo tratto a causa del maltempo. Un peccato.
Lungo questo tratto di pontile c’è meno gente. Ogni tanto si forma qualche gruppetto di persone, in molti sono distesi sul tessuto arancione a prendere quel poco di sole spuntato timido dalle nubi grigie. Ora si vedono le casette colorate che paiono dipinte sulla sponda bergamasca, all’altezza di Gallinarga; riconosco la strada che faccio spesso in bici da corsa e la ripercorro con gli occhi fino alla fabbrica di cemento, dopo Tavernola. Da lì, di solito, salgo verso Parzanica, ammirando il lago e Monte Isola dall’alto. Cerco di immaginarmi là sopra mentre guardo una copia di me stessa sul pontile galleggiante. 🙂
Ore 14.00: siamo un po’ stanchi. I chilometri si fanno sentire nelle gambe e, nonostante il trancio di pizza sbranato appena arrivati sull’isola, un certo languorino torna a farsi sentire. Percorriamo l’ultimo pezzo di pontile e poi il tratto sull’isola che ci riporta a Peschiera Maraglio. Purtroppo ricomincia a piovere, i pontili galleggianti vengono chiusi di nuovo, la gente si ammassa sull’isola e io inizio a diventare insofferente.
Decidiamo di rientrare con il prossimo traghetto.
Ore 14:50: prendiamo il traghetto che da Peschiera Maraglio ci porta direttamente ad Iseo con, tutto sommato, un piacevole ricordo di quella passeggiata su “The Floating Piers”.
Frequento spesso il lago d’Iseo in bicicletta, soprattutto quando fa troppo freddo per le scalate in montagna. Lo considero ormai come un compagno di viaggio, più che una meta. Mi fa compagnia mentre macino chilometri di asfalto in solitaria. Camminarci sopra è stato come poter vedere il paesaggio con i suoi occhi. La mia interpretazione dell’esperienza, proprio per la particolarità del mio rapporto con questo lago, è estremamente personale, non c’è dubbio. Il sovraffollamento, al contrario, non ha giovato all’impressione globale lasciata dall’evento.
Il mio consiglio, per chi desidera visitare “The Floating Piers”, è quello di cercare di organizzarsi in un giorno in settimana, oppure la sera, quando il flusso di gente è minore e la situazione code immagino essere più sopportabile.
La sostenibilità dell’evento
Ultimamente, ci sono state molte polemiche circa la sostenibilità di questo evento. Legambiente lo ha definito “Un evento internazionale dal pericoloso impatto ambientale sullo splendido e fragile ecosistema del Lago d’Iseo”. Durante i 16 giorni di apertura al pubblico del ponte galleggiante, sono attesi oltre 50 mila turisti al giorno, un numero importante e di difficile gestione, soprattutto considerando l’aera ristretta in cui è installata l’opera.
I timori di Legambiente riguardano in particolare:
- La gestione del traffico e del congestionamento stradale
- L’aumento di inquinamento dovuto alle emissioni di veicoli a motore
- La mancanza di infrastrutture adatte ad accogliere un flusso di visitatori così corposo
- Il rischio ambientale che si incorre nella rimozione dei 150 blocchi di cemento ai quali è ancorata l’opera, che smuoverebbe i fondali del lago, ricchi di fosforo.
Per farti un’idea più precisa di quel che ho accennato, a questo link trovi il video dell’intervento dei rappresentanti di Legambiente sul tema.
Condivido in parte queste preoccupazioni ed è per questo che, anche se per me l’esperienza della “passeggiata sulle acque” è stata abbastanza positiva, non posso dire altrettanto dell’organizzazione e dei servizi legati all’evento.
La cosa che più di tutte è mancata è stata l’informazione. Nulla infatti si può dire del numero di persone impegnate nel progetto, dalla protezione civile al personale sanitario, dalla vigilanza all’assistenza sull’installazione stessa. Ma è mancata la cosa più importante: un’informazione chiara e regolare su cosa stesse accadendo sulla passerella.
Prima di decidere di intraprendere la nostra camminata fino a Sulzano abbiamo chiesto ripetutamente informazioni al personale in servizio ad Iseo, in prossimità della stazione e del punto di ritrovo dei bus-navetta. Nessuno ci ha mai avvertiti della chiusura dell’installazione. L’unica spiegazione che ci veniva data era l’eccezionale affluenza all’opera.
Nonostante l’accesso alle passerelle sia completamente libero e gratuito, avrei preferito un sistema di regolazione dei flussi tramite prenotazioni.
In quel modo si sarebbero risolti la maggior parte dei problemi di sostenibilità legati all’evento.
L’opera e i benefici per il territorio
Non entro nel merito del senso dell’opera perché non ho le conoscenze di un critico d’arte per esprimere giudizi. Vittorio Sgarbi l’ha definita una “passerella verso il nulla”, che un po’ si sposa con la mia delusione derivante dal mancato collegamento delle due sponde del lago.
Spero almeno che quest’attimo di smisurata visibilità porti qualche beneficio di lungo periodo al turismo del lago d’Iseo.
Per chi non conoscesse Monte Isola, consiglio vivamente di non limitarsi alla passeggiata sulla passerella ma di esplorare l’Isola e le sue bellezze, purtroppo ancora poco conosciute.
In particolare, il santuario della Madonna della Ceriola, situato sulla cima più alta dell’isola, è raggiungibile con una passeggiata di media difficoltà, completamente immersa nella natura. Non è necessaria alcuna attrezzatura particolare, solo un paio di scarpe da ginnastica comode e la voglia di arrivare in cima. La vista ripaga di tutti gli sforzi. La Rocca Oldofredi-Martinengo, invece, che si vede anche dal pontile galleggiante, si trova sull’altra cima di Monte Isola. Non ci sono mai stata ma mi ha incuriosita molto. Credo che ci farò tappa alla prossima gita.
Al sito iseolake potete trovare tutte le informazioni pratiche circa i parcheggi, i bus-navetta e i rispettivi costi.
Lucrezia & Stefano - in world's shoes
Bello questo articolo, noi purtroppo non riusciremo a visitarlo causa sessione d’esami.. Ma ci sarebbe piaciuto, anche solo per capire bene e poter giudicare con i nostri occhi questa opera particolare!
Certo, un’ammazzata simile, con tutta quella gente, pioggia e fame forse ci avrebbe fatto desistere ! :/
Complimenti a voi che non avete mollato e siete riusciti a farvi un giro nonostante tutto!!!
Elena Frigerio
Eheheh, diciamo che se non fosse stato per la testa dura del mio ragazzo, anche io avrei desistito! 🙂
Ma alla fine ne è valsa la pena anche perché ho scoperto belle passeggiate sulle colline del lago d’Iseo che non conoscevo prima.
In bocca al lupo per gli esami ragazzi, che poi vi aspetta il meritato “relax” per le strade emiliane!
Alessandra
Ciao, e grazie mille per aver condiviso questa tua esperienza! Sai che invece ero convinta che ci fosse la possibilità di prenotare l’ingresso? Effettivamente sarebbe stata molto utile.
E comunque, se prima avevo una piccola curiosità di scoprire questi “Floating Piers”, leggere le difficoltà che hai affrontato, sinceramente mi fa proprio desistere dall’andarci, anche perchè per arrivare da quelle parti devo spararmi un bel po’ di tempo in auto 🙁
Elena Frigerio
Ciao Alessandra, l’ingresso all’installazione non è prenotabile. Puoi prenotare però il traghetto (se,ad esempio hai intenzione di arrivarci da Iseo) ma devi farlo con almeno tre giorni di anticipo. In quel modo eviti le code.
Se sei lontana e devi per forza considerare una giornata intera, ti consiglio di farlo in settimana e solo se c’è bel tempo, onde evitare che chiudano l’opera mentre stai per metterci piede sopra 😉
Pomati Antonella
La nostra esperienza è stata invece positiva.Domenica 19 giugno,verso le 21,00, siamo arrivati a Sulzano in camper e siamo anche riusciti a trovare un parcheggio indicatoci gentilmente da un residente.prezzo 5 euro .Siamo subito scesi al lago per vedere la passerella di notte e vi assicuro che è stato molto bello.Purtroppo la risalita al parcheggio è stata molto faticosa perché a quell’ora non circolavano più le navette che erano comunque gratuite. Lunedì mattina siamo di nuovo scesi al lago. Ovviamente c’era molta più gente ma tutto scorreva bene. Sono stata anche molto soddisfatta dell’organizzazione con bagni chimici ovunque e tante Forze dell’Ordine che vigilavano e su Monteisola anche tanti punti di ristoro.Quindi esperienza positiva…..forse siamo stati fortunati
Elena Frigerio
Ciao Antonella,
sono contenta che la tua esperienza sia stata positiva. Infatti credo che visitare la passerella di sera, oppure un giorno in settimana, sia la cosa migliore. Per quanto riguarda l’organizzazione, riconosco un grande lavoro, soprattutto della vigilanza e del personale di soccorso. Purtroppo, nel nostro caso, è l’informazione che è mancata.
MAURA TASSO
Ciao Elena,
Con mio marito ho visitato la passerella in settimana esattamente mercoledì certa di trovare meno folla. Non è stato così e da notizie dei telegiornali pare che sia stata la
giornata di maggior affluenza.
Non ho avuto problemi di code per raggiungere l’isola avendo prenotato giorni prima i biglietti A/R da Iseo.
Oltre alla folla purtroppo è stata la giornata più calda con temperature infernali e quindi ci siamo limitati a percorrere un tratto di passerella senza raggiungere l’isolotto di S. Paolo e siamo entrati nelle stradine del paese dove abbiamo trovato ombra e sollievo.
Malgrado tutto comunque contenti di aver partecipato a questo evento.
Ciao
Maura
Elena Frigerio
Ciao Maura,
grazie per aver condiviso la tua esperienza. A quanto pare non c’è un momento “migliore” per vederla, quindi. Ci si deve affidare alla fortuna. 🙁
Mariangela
Non ci sono ancora andata ma il tuo racconto mi ha fatto venire voglia di farlo raccogliendo tutti i suggerimenti e i consigli che hai suggerito… Mi organizzo con i miei amici!
Elena Frigerio
ciao Mariangela,
sei riuscita ad andare? ieri era l’ultimo giorno. Ti è piaciuto?
Elisa
Dopo tante peripezie sei riuscita a salite su The Floating Piers e di certo quel che hai provato tu ha molto valore aggiunto, considerando quanta strada hai fatto a piedi. Ti ammiro per aver percorso il tratto da Iseo a Sultano. Io non ci sarei riuscita!
Io diversamente da te ho optato per la sera il venerdì successivo alla tua visita e devo dire che, forse per pura fortuna, non c’era molta folla,percepita forse di più a Monte Isola dove la via arancione era più stretta, e col calar del sole non si stava niente male. Io però avevo prenotato il traghetto andata/ritorno causa gravidanza e anche con questo sono stata fortunata. Ho potuto godermi di più l’emozione e la sensazione del camminare sul ponte. Ma apprezzo davvero molto le tue sensazioni e la tua franchezza parlando di stanchezza, code, fame e pure la pioggia. Te lo ricorderai a lungo questo The Floating Piers
Elena Frigerio
Eheheheheh sì Elisa, me lo ricorderò a lungo! Per fortuna sono una a cui piace camminare. Però quel giorno ne avrei fatto volentieri a meno, credimi 😉
La strategia della prenotazione era la migliore ed hai fatto benissimo, soprattutto considerando il piccolo esserino che porti con te 🙂
Raffi
Sono passati quasi 2 anni da questo straordinario evento. Stavo pensando di parlarne in un articolo e sono capitata sul tuo blog.
Ho cercato di far mente locale ripercorrendo tutta la giornata che ho vissuto quando sono stata sulle Floating Piers e molti ricordi ormai sono sbiaditi. Quello che ricordo è la sensazione di camminare galleggiando sull’acqua, l’odore del telo arancione bagnato dall’acqua del lago (che è molto simile all’odore dei cuscini della barca di mio padre), il caldo, gli applausi a Christo ogni volta che passava con la sua barca, il dispiego di sicurezza sulla passerella (e sulle strade, sui punti di attracco, sul lago), i matti che si lanciavano dalla passerella per fare un tuffo sfidando gli ordini della Security, le mille mila foto scattate…
La sensazione e la consapevolezza di essere parte di un evento unico, grandioso e irripetibile. La gioia di essere parte di un evento/opera di Land Art.
Non fraintendermi, non sono Pollyanna e anche io ho sofferto le code e il caldo, ma l’emozione di essere parte della performance artistica di uno dei più grandi artisti della nostra epoca, in prima persona, per me è stato decisamente superiore agli inevitabili disagi delle code, del caldo, delle attese…
Quello che è rimasto a due anni dall’evento? Una grande visibilità per un lago e il suo territorio che era fin troppo sottovalutato e che aveva bisogno di rilancio. Credo che il Lago d’Iseo ne abbia beneficiato in tutti i sensi. E ora, quando si siede ai tavoli della Regione Lombardia ha la stessa potenza degli altri laghi e può richiedere le stesse “attenzioni”.
E di questo, bisogna ringraziare Christo.