Valparaìso è stata la prima città cilena che abbiamo visitato durante il nostro viaggio in Cile del Nord e Bolivia. Insieme al tour nel salar de Uyuni, Valparaìso faceva parte di quelle tappe su cui riponevo grandi aspettative.
Che non sono state disattese.
A Valparaìso mi sono affacciata per la prima volta all’oceano Pacifico ed è stato emozionante. Pensare che quello è l’ultimo avamposto prima di centinaia e migliaia di chilometri di acqua ti fa rendere l’idea di quanto tu sia solo un granellino umano di fronte alla natura.
A Valparaìso ho camminato su un numero infinito di gradini disegnati di versi poetici e risalito le pendici dei cerros per ammirare il paesaggio dall’alto.
E niente, ovunque mi girassi c’era colore.
Valparaìso e la Street Art
Valparaìso è letteralmente ricoperta di opere di Steet Art: non esagero quando dico che si fatica a trovare uno spazio “bianco” sui muri per le strade della città.
I primi graffiti apparvero sui muri di Valpo (così come la chiamano i suoi abitanti) in epoca dittatoriale. Negli anni 1970 la Street Art veniva usata come forma di protesta – e più in generale di espressione – contro il regime di Pinochet.
Oggi, il comune di Valparaìso tollera e in qualche modo favorisce le opere degli artisti di strada, che abbelliscono e colorano le strade di questa cittadina tutto sommato decadente.
I luoghi della street art
I graffiti si trovano ovunque: sulle porte delle case, nel vicolo sperduto dietro l’ostello, sugli autobus e sulle saracinesche dei negozi. Quindi, ovunque capiterai, cadrai bene.
La Lonely Planet consiglia di passeggiare nel “Museo a Ciel Abierto”, al Barrio Bellavista ma, a mio avviso, le opere qui presenti sono piuttosto deludenti se comparate con quelle del Cerro Alegre, Concepcion, Carcel e Miraflores.
Consiglio quindi di girovagare a caso tra le viuzze e lasciandosi guidare dall’istinto.
Artisti
Molti dei graffiti che colorano la città sono anonimi. Altri, invece, sono dipinti da artisti famosi e influenti, alcuni cileni, altri provenienti dall’America latina e dall’Europa.
Famosi o meno famosi, ogni artista si contraddistingue per il suo stile personale e per il “tema” delle sue opere.
L’artista più famoso in assoluto è INTI, il cui nome d’arte significa “Sole” in lingua Quechua. INTI, cileno di Valparaìso ha a cuore il tema dell’identità culturale del suo paese, chiaramente riconoscibile da numerosi riferimenti simbolici inseriti nelle sue opere.
Un altro artista molto attivo è Cuelli Mangui, ragazzo spagnolo ora d’istanza a Valparaìso. I suoi lavori sono riconoscibili a colpo d’occhio: grandi macchie di colore diventano forme umane, animali o mistiche. I colori sono sempre scintillanti.
L’artista ha l'”ufficio” su Paseo Atkinson dove si possono acquistare i suoi disegni oppure semplicemente scambiare quattro chiacchiere con lui.
Ecco una piccola galleria delle fotografie scattate durante i nostri due giorni a Valparaìso.
Le case colorate di Valparaìso
Valparaìso non è solo street art.
Quando sali in cima ad uno dei 43 cerros (colline) quel che noti è l’infinita distesa di casupole colorate. Rosso, viola, giallo, arancione: il criterio con cui i colori compaiono qua e là non sembra avere molta logica.
E infatti non ne ha.
Per capire il motivo dei colori sconclusionati delle case di Valparaìso bisogna fare un passo indietro nella storia della città.
Valparaìso diventò un porto di fondamentale importanza intorno alla metà del 1800, quando la corsa all’oro e la necessità di trasportare in Europa questo minerale imponeva alle navi di circumnavigare la costa occidentale dell’America Latina.
La città vide raddoppiata la sua popolazione nel giro di 10 anni e l’espansione avvenne soprattutto verso le colline. Al contrario di quanto accade di solito nelle città, le persone ricche, per lo più commercianti europei, vivevano al porto, l’unica parte pianeggiante di Valparaìso. Le loro case riflettevano lo stile del paese di provenienza.
Gli operatori del porto e i marinai, invece, avevano dimora sui cerros. Erano degli eccezionali lavoratori ma con poche disponibilità economiche. Costruivano le loro case come meglio potevano, recuperando lamiere dalle carcasse delle barche e dipingendole con i resti delle vernici lasciate dagli equipaggi.
Ecco quindi che una casa veniva dipinta di rosso, una di marrone, una di viola e così via, a seconda di quel che il porto offriva.
Ci sono moltissimi punti da cui è possibile avere un bel colpo d’occhio sui colori della città. Qui di seguito i nostri preferiti:
- Paseo 21 de Mayo, che si affaccia al porto
- Avenida Alemania: questa lunga via che attraversa Cerro Alegre e Cerro Las Canas è panoramica in tutta la sua lunghezza
- La Sebastiana: dalle finestre della casa di Pablo Neruda si gode della miglior vista sulla baia di Valparìso
- Paseo Dimalow, per la miglior vista sul Cerro Alegre
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