In questo post trovate il proseguo del racconto del nostro itinerario lungo la via della Seta cinese.
Se vuoi dare un occhio alle prime 8 tappe di questo viaggio spettacolare, le trovi a questo link.
Giorno 9: Urumqi > Dunhuang
Giorno 10: Dunhuang > Jiayuguan
Giorno 11: Jiayuguan > Zhangye
Giorno 12: Zanghye
Giorno 13: Zanghye > Matisi > Zanghye
Giorno 14: Zanghye > Wuwei
Giorno 15: Wuwei > Lanzhou > Bingling Caves > Xiahe
Giorno 16: Xiahe
Giorno 9: Urumqi > Dunhuang
L’ennesima sveglia all’alba ci porta oggi all’aeroporto di Urumqi, in attesa del volo per Dunhuang.
Dunhuang si trova nella parte occidentale della Provincia del Gansu, lungo la via della Seta. Ai tempi delle carovane, i mercanti che giungevano qui da Xi’an ed erano diretti in occidente dovevano decidere se proseguire per il percorso a nord oppure quello a sud.
L’obiettivo era superare indenni il deserto del Teklamakan, il cui nome tradotto significa “se ci vai, non ci esci più”. Poco incoraggiante direi.
Dunhuang è piccola. Anzi, piccolissima. Il centro cittadino ruota tutto intorno al mercato centrale.
Dunhuang è famosa soprattutto per le vicine Grotte di Mogao, un sistema di circa 500 templi buddisti scavati nella roccia. Il sito è riconosciuto come Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO e, devo dire, a tutto merito. Le grotte contengono dipinti murali spettacolari nonché centinaia di statue di Buddha.
Arriviamo alle Grotte di Mogao prendendo un bus locale. Il sito è affollatissimo e qui, per la prima volta dopo una settimana intera, incrociamo i primi turisti occidentali. Il sito ha un museo annesso, visitabile in autonomia. Consiglio di farlo dopo la visita alle grotte.
Solo un piccolo numero di grotte sono aperte al pubblico ma soprattutto sono visitabili solo con la guida.
Rientriamo a Dunhuang verso le 17.30 e prendiamo un nuovo bus che ci porta alle dune nel deserto e all’oasi della mezzaluna crescente.
Ci facciamo una bella scarpinata fino alla cima della duna e da lì ci godiamo il tramonto.
GIORNO 10: Dunhuang > Jiayuguan
Giorno “buffer” come lo chiamo io. Quando ho fatto l’itinerario ho pensato di lasciare una giornata ogni tanto, non troppo piena. Si sa mai, gli inconvenienti!
Oggi prendiamo il treno per Jiayuguan e in circa cinque ore arriviamo a destinazione.
Alla stazione contrattiamo con un taxista il trasporto per le visite del giorno seguente. Luigi ci mette più o meno mezzora a chiudere il deal, mentre io recupero i biglietti del treno per la tratta seguente.
Prendiamo un bus di linea che ci porta nei pressi dell’hotel, scarichiamo gli zaini e decidiamo di fare due passi in città. Credetemi se vi dico che non esiste città più brutta e insignificante di Jiayuguan. Passeggiamo prima al mercato, poi tra le viuzze deserte e un po’ fatiscenti.
Approfittiamo del nostro vagabondare per cercare un ristorante per cena e, stranamente, lo troviamo quasi subito. All’interno intravediamo una coppia sessantenne dai tratti occidentali. Ci invitano gentilmente a cenare con loro così scopriamo che vengono dagli Stati Uniti, sono in viaggio da tre mesi e non prenotano mai dove dormire. Viaggiando con una guida scritta nel 1997, hanno rischiato più volta di dormire per strada.
GIORNO 11: Jiayuguan > Zhangyè
Il tassista ingaggiato il giorno prima si presenta puntualissimo alle 8 del mattino.
Il giro prevede tre fermate: la Grande Muraglia, il Forte di Jiayuguan e le Tombe del periodo Wei-Jin.
Il Forte di Jiayuguan rappresenta l’estremità più occidentale della Grande Muraglia. In realtà, quest’ultima non mi è piaciuta un granché visto che di originale gli è rimasto ben poco. I cinesi hanno sempre questa mania di ricostruire di sana pianta tutto quanto, rendendo molte volte finto e innaturale quel che si vede.
Il forte risale alla dinastia Ming e fu costruito intorno al 1370. È l’edificio militare meglio conservato lungo la via della Seta e merita una visita di almeno un paio d’ore. Dal forte si gode di una vista magnifica sulle montagne del Quinlan a sud e sulle colline del deserto dei Gobi a nord.
La sorpresa più grande, comunque, l’ho avuta dalle Tombe Wei-Jin, risalenti al periodo compreso tra il 220 e il 420 d.C. Contengono pitture murali che rappresentano scene di vita quotidiana, dalla caccia ai momenti conviviali. Le tombe sotterranee sono circa 1400 ma soltanto due sono aperte al pubblico.
Ogni tomba è composta da due o tre camere, collegate tra loro da stretti e bassi corridoi. È praticamente impossibile rimanere normalmente in piedi in questi ambienti. È necessario portare una torcia per ammirare i mattoni dipinti di rosso, perfettamente conservati.
La sera prendiamo il treno per Zhangye, dove alloggeremo nel peggior ostello di sempre.
GIORNO 12: Zhangye
La giornata inizia malissimo: ore 5:30 e non si riesce più a dormire. I camion che sfrecciano sulla strada statale che passa fuori dalla nostra finestra fanno sentire prepotentemente la loro presenza suonando clacson a caso ed in abbondanza.
Ormai arresi di fronte all’impossibilità di un’ulteriore dormita, usciamo di “casa” e ci dirigiamo verso il centro. Zhangye ci pare una cittadina tranquilla, mediamente ben tenuta ma con poco da vedere.
Saliamo in cima alla grande pagoda di legno (circa 33 metri di altezza) che domina la piazza e il parco e poi ci muoviamo verso il Tempio Dafosi, in cui è custodita la statua del più grande Buddha sdraiato della Cina. L’edificio risale al 1098.
Il pomeriggio lo passiamo a passeggiare per il tranquillo parco cittadino e a cercare un negozio di elettronica in cui poter sistemare la mia compatta digitale. A suon di gesti e google translator riusciremo pure in questa impresa. 🙂
GIORNO 13: Zhangye > Mati Si > Zhangye
I camion stamattina non li abbiamo proprio sentiti. Forse perché ci siamo alzati prima che iniziassero a fare casino?
Oggi la direzione è verso l’area del Matisi, dove si trova un complesso di templi buddisti scavati nella roccia.
Il tempio è racchiuso in un’area protetta. Ci si arriva in bus da Zangye, si paga l’ingresso et voilà: un pulmino ti porta vicino all’ingresso delle grotte. Dall’esterno sembra di essere in Tibet vista la quantità di bandiere colorate che sventolano all’impazzata.
Arrampicarsi nelle grotte è un po’ un’impresa, soprattutto perché i passaggi sono stretti e i cinesi hanno un senso del rispetto della coda che non è proprio quello di un giapponese.
Alcuni tratti è meglio farli a carponi, per evitare cadute rovinose o botte in testa. Gli interni sono decorati con graffiti e statue.
Il tempio è immerso in quest’enorme area verde in cui si possono fare lunghe passeggiate.
GIORNO 14: Zhangye > Wuwei
Il treno T54 delle 7:54 ci porta a Wuwei in un paio d’ore. Wuwei è una tappa intermedia prima di arrivare a Lanzhou, capitale del Gansu e nostro punto di partenza per esplorare l’altipiano tibetano di Xiahe.
L’attrazione più significativa della città è il Tempio di Confucio che ci fiondiamo subito a vedere. Il tempio risale alla dinastia Ming ma venne ampliato ulteriormente a posteriori. Il complesso ricopre un area di circa 1500 metri quadrati ed è il tempio dedicato a Confucio più grande e meglio conservato della provincia.
Il simbolo di Wuwei è un cavallo alato in bronzo, conservato nel Museo provinciale del Gansu. Il manufatto è ritenuto uno dei migliori esempi di scultura risalente alla dinastia Han. Fu scoperto nei pressi delle Tombe Leitai, sempre risalenti alla dinastia Han, insieme ad altre statue di cavalieri e carrozze.
Ultima tappa prima del mio collasso a letto: la torre della campana. Da oggi in avanti, lungo il nostro percorso, ogni città avrà la sua, speculare a quella del tamburo.
GIORNO 15: Wuwei > Lanzhou > Bingling Caves > Xhiae
Questa mattina il treno è alle 6:00 e ci porta a Lanzhou. Questa è una delle parti del viaggio che aspettavo con ansia. Il nostro driver con la guida ci aspettano all’ingresso principale della stazione per portarci alla scoperta degli altipiani tibetani limitrofi a Lanzhou.
270 chilometri ci dividono da Xiahe, dove dormiremo stasera.
Dopo circa due ore di viaggio entriamo nella riserva di Liujiaxia, abbandoniamo l’auto e, dopo aver pranzato velocemente, prendiamo un motoscafo che ci porta alle grotte del tempio buddista di Bingling. Lo scenario è spettacolare e le grotte lo sono ancora di più. Visitiamo il sito un po’ troppo alla svelta per i miei gusti ma la strada per arrivare a Xiahe è ancora lunga e il motoscafo non aspetta nessuno.
Il sito è pieno di grotte di tutte le dimensioni, ciascuna delle quali ha al suo interno statue scolpite nella pietra o direttamente nel muro. Quest’area una volta era completamente ricoperta dal fiume Giallo. Solo durante un periodo di secca si scoprirono queste meraviglie.
Il pezzo forte del sito è una statua di un buddha Maitreya alto 27 metri.
A malincuore lasciamo il sito e, in serata, arriviamo a Xiahe, che si trova sul bordo occidentale dell’altopiano tibetano. Siamo a circa 3000 metri di altitudine e si sente… per la prima volta da quando siamo atterrati in Cina, abbiamo freddo.
La cena si rivela un disastro: burro di yak, carne di montone e verdure immangiabili. L’unica sera in cui ho digiunato.
GIORNO 16: Xiahe
La mattinata è dedicata alla visita del Monastero di Labrang, uno dei più grandi monasteri tibetano esistenti al di fuori della regione autonoma del Tibet.
Il monastero fu fondato nel 1709 e, in passato, diede alloggio a più di 4.000 monaci. Fu una rinomata università buddista per molto tempo. Con la rivoluzione culturale, molti monaci furono portati via, costretti a lavorare nelle campagne attigue. Dopo il 1980 tornò in attività ma solo a 1.500 monaci fu permesso di tornarvici.
L’ambiente trasuda misticismo e spiritualità ovunque. Il monastero sembra non aver mai smesso di spendere. I monaci pregano, mangiano, cantano e suonano come immersi in uno stato di pace, calma e tranquillità perenne.
Non ci è stato permesso di assistere all’ora della preghiera così abbiamo ascoltato da fuori. L’atmosfera è così incredibile da lasciare senza parole.
Inizia a piovere e ci spostiamo più su, al Monastero di Lungmu. Anch’esso tibetano ma molto meno frequentato. Bellissimo e splendente con i suoi tetti dorati e la sua quiete primordiale.
Abbiamo scelto di visitare questa zona perché sia io che Luigi eravamo molto attratti dal Tibet. Abbiamo provato in tutti i modi ad incastrare tre o quattro giorni in quella regione ma non ci siamo riusciti. Non volendo inoltre lasciare la marchetta allo stato cinese, abbiamo deciso di fermarci prima ed assaggiare l’atmosfera tibetana in quest’area.
Mancano ancora 8 giorni alla fine del nostro viaggio ma ve li racconterò in un altro post.
Veronica
Bellissimo questo itinerario! Io sono stata in Cina per un anno per motivi di studio, ma le cose da vedere sono talmente tante (e lontane!) che ho ancora una lista infinita di altri posti da visitare e mi piacerebbe moltissimo fare un itinerario simile, veramente bello! 🙂
Elena Frigerio
Grazie Veronica,
in caso ti servano ulteriori info, io sono qui 😉