L’ho intravisto per la prima volta quest’inverno, seduta sulla seggiovia che mi riportava alla cima dell’ennesima pista rossa. Faceva capolino in un posto talmente inospitale che sembrava cadere da lì a poco. In realtà non capivo cosa fosse: un bivacco, una stalla o solo un mucchio di assi?
Poi scoprii che quell’edificio abbarbicato in modo precario sulla forcella del Sassolungo altro non era che il Rifugio Demetz, di cui oggi vi racconterò la storia e il bel trekking per raggiungerlo.
Il Rifugio Demetz
Il Rifugio Demetz si trova sulla forcella del Sassolungo, a 2.685 mt sul livello del mare, nel cuore delle Dolomiti. Viene da chiedersi come si possa costruire un rifugio proprio qui, in un posto così, in bilico tra due spigoli rocciosi.
La risposta si trova nella sua storia che affonda le sue radici in una vera e propria tragedia familiare.
Il 17 Agosto del 1952 un fulmine si abbatté sul Sassolungo, colpendo due turisti milanesi e la sua guida, Toni Demetz, ventenne nativo di Santa Cristina in Valgardena. Il primo ad accorrere sul posto dell’incidente fu il padre (nonché guida) Giovanni Demetz ma purtroppo per Toni, fu troppo tardi. Nonostante fosse estremamente scosso dall’accaduto, Giovanni si accorse che uno dei due turisti respirava ancora e riuscì a portarlo in salvo a valle. Ritornò subito dopo sul luogo dell’incidente e, con l’aiuto di alcuni compagni, recuperò il corpo del figlio e quello dell’altro alpinista.
Questo avvenimento creò un legame indissolubile tra il coraggioso Giovanni Demetz e il Sassolungo tanto che il suo desiderio di costruire su questa forcella un rifugio per gli alpinisti venne ascoltato dal Governo qualche mese dopo l’accaduto.
Nell’autunno del 1953 iniziarono i lavori e nel 1954 l’edificio, che poteva ospitare fino a 6 persone, fu inaugurato. Fino al 1960, anno in cui fu poi costruito l’impianto di risalita, Giovanni Demetz e la sua famiglia trasportavano a spalla tutto il necessario per la gestione del rifugio. Dopo il 1960, la struttura venne ulteriormente ampliata e oggi può ospitare fino a 24 persone.
Giovanni Demetz mori nel 1994 all’età di 91 anni ma il figlio Enrico, fratello di Giovanni, e la famiglia, gestiscono tuttora il rifugio.
Salita alla forcella del Sassolungo
Ma come si raggiunge il rifugio Demetz?
Ci sono diversi modi per raggiungere la forcella del Sassolungo e la scelta dipenderà da quanta voglia avrete di fare fatica.
Il modo più semplice è raggiungendo il Passo Sella in automobile e poi prendere la cabinovia fino al rifugio: sforzo zero, direi.
Se invece avete voglia di una bella camminata, esistono diversi percorsi che portano in cima, anch’essi di difficoltà differenti. Si può partire dal Passo Sella oppure da Santa Cristina di Valgardena. Noi abbiamo scelto quest’ultimo, visto che alloggiavamo a Santa Cristina.
Il nostro trekking
Partenza: Monte Pana (1.636 mt slm). Abbiamo raggiunto il Monte Pana con la seggiovia S. Cristina – Monte Pana, tagliando di fatto i primi 200 metri di dislivello.
Arrivo: Santa Cristina di Valgardena (1.428 mt slm). Ci siamo arrivati in autobus, causa temporale trovato al Passo Sella. Il piano originario era un altro e cioè quello di rientrare a piedi facendo tappa al rifugio Comici ma, si sa, a volte la montagna decide per te.
Dislivello in salita: 1.050 mt
Tempo impiegato a salire: da Monte Pana al Rifugio Vicenza, poco meno di due ore (pause incluse); dal Rifugio Vicenza al Rifugio Demetz, circa un’ora (pause incluse).
Tempo impiegato a scendere: dal Rifugio Demetz al Passo Sella, 50 minuti (-500 mt di dislivello). Poi siamo rientrati a Santa Cristina in bus, dato il temporale.
Difficoltà: EE (Escursionista Esperto) – impegnativo
Abbiamo scelto questo trekking, tra le miriadi di percorsi disponibili in Valgardena, perché ci sembrava soddisfare diverse esigenze:
- Si vedono paesaggi molto belli delle Dolomiti: Sassolungo, Sassopiatto e lo Sciliar da una parte; la Marmolada e il gruppo del Sella dall’altra.
- Il percorso presenta un minimo di difficoltà: esistono innumerevoli passeggiate in quota ma pochissimi percorsi con un dislivello degno di esser chiamato tale. Il nostro trekking era uno di questi ultimi.
- Volevamo partire da Santa Cristina senza dover prendere l’auto.
Il Percorso
Prendiamo la seggiovia che da Santa Cristina porta al Monte Pana e ci mangiamo così i primi duecento metri di dislivello. Luigi è contentissimo di questa scorciatoia, un po’ meno per quello che lo aspetta.
Dal parcheggio della funivia del Monte Pana seguiamo le indicazioni del sentiero n.30 che in realtà, più che un sentiero, è una carrareccia larga e dalla pendenza poco impegnativa.
I boschi ai bordi ci riparano dal sole cocente delle 11.30… ebbene sì, ce la siamo presa comoda, ammetto, e qualsiasi zona d’ombra era la benvenuta.
Lungo il cammino incontriamo gente in bicicletta (tra l’altro questo tratto faceva parte del percorso della Hero Dolomites, ossia il Sellaronda in Mountain bike, evento sportivo che si tiene ormai tutti gli anni a metà giugno), gente a piedi, di corsa o in E-bike.
La fatica non si fa ancora sentire ma facciamo una mini-pausa sotto un albero. Luigi fa quelle duecento chiamate di lavoro mai viste al sabato mattina (secondo l’ha fatto apposta) e poi riprendiamo in salita fino ad un bivio.
I paesaggi iniziano ad essere davvero spettacolari. Il Sassolungo si staglia nel cielo blu, adagiato sul un prato talmente verde che le caprette di Heidi ci avrebbero fatto un pranzo di nozze, altro che un pasto.
Dopo mezzora di camminata, incontriamo il primo bivio. Prendiamo il sentiero n. 525, che non lasceremo più fino alla cima del Sassolungo. Il percorso inizia a salire un po’ più ripido ma è ancora largo a sufficienza da farci passare quasi un auto.
Al secondo bivio prendiamo a sinistra seguendo sempre le indicazioni per il Rifugio Demetz. Ora il sentiero si stringe e inizia a salire, sempre nel bosco fino ad attraversarlo tutto. Si sbuca ormai tra le braccia del Sassolungo, circondati da roccia, roccia e ancora roccia. Enormi falesie da cui ogni tanto si scorge scendere qualcuno munito di corde, moschettoni e caschetto.
La mezz’ora che ci divide dalla prima tappa, il Rifugio Vicenza (2.253 mt slm) è su un sentiero ghiaioso leggermente esposto dal quale si possono godere viste magnifiche. Al bivio si congiunge il sentiero n. 527 che porta invece al Sassopiatto.
Finalmente arriviamo alla prima meta e ne approfittiamo per scolarci una birra fresca (ah non si fa?) e mangiare qualcosina.
Con la panza piena riprendiamo il cammino verso la forcella del Sassolungo, al Rifugio Demetz. Da qui la salita si fa sentire decisamente più importante. Non esiste vegetazione, solo sassi e falesie. Ci inoltriamo come bradipi (no, non è stata proprio una bella idea quella di mangiare e bere) nel cuore della montagna, tra le pieghe rocciose fino a toccare la neve!
Siamo alla forcella, in cima al Sassolungo, finalmente. Arrivare fin lassù è bellissimo! Non c’è niente che mi gratifica più di arrivare in cima ad una montagna, che sia in bici o a piedi, poco importa. Dall’alto, le cose hanno tutto un altro sapore.
Il Rifugio Demetz si rivela in tutta la sua tragica storia e straordinaria autenticità. Per un attimo penso “chissà che figata dormire qui mentre fuori imperversa il temporale”. Sì, perché il Rifugio Demetz dà proprio l’idea di essere un rifugio vero, di quelli che ti accolgono a braccia aperte ma in modo intimo e familiare.
Ci riprendiamo un po’ ai tavoli del rifugio e meditiamo sul da farsi. I tuoni iniziano a farsi sentire ma non vogliamo prendere la cabinovia a scendere.
Il tempo(rale) stringe e così decidiamo di scendere a piedi proseguendo sempre sul sentiero n 525, fino al Passo Sella, e poi decidere in base a come si mette il tempo.
La discesa è un po’ ripida, sarebbero serviti i bastoncini, che però nessuno dei due aveva (ganzi noi).
Giunti al passo Sella ci siamo dovuti rassegnare e prendere un autobus per rientrare a Santa Cristina.
Nel caso voleste percorrere il tragitto pensato in origine, potete proseguire per il Rifugio Comici, raggiungibile in 40 minuti, sentiero n. 526. Sempre tenendo il sentiero n. 526 arriverete ad un bivio con il sentiero n.23, che dovrete prendere a destra per tornare a Santa Cristina. Non so quanto ci si possa mettere ma dalla mappa ipotizzo che dal Rifugio Comici a Santa Cristina ci possano essere ancora un paio d’ore di cammino.
In caso riusciste a farlo, mandateci qualche fotografia! 🙂
Pietrolley
Un gran giro! Un po’ di difficoltà ci stava, avete scelto bene pure per i panorami che vi siete trovati di fonte 🙂
Niente da fare, la montagna d’estate è uno spettacolo!
Elena Frigerio
Sì, mi ha soddisfatta tantissimo questo trekking. E poi le Dolomiti sono davvero uno spettacolo… 🙂