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Home/ANTARTIDE/La nostra crociera in Antartide: foto-racconto di viaggio
crociera in antartide

La nostra crociera in Antartide: foto-racconto di viaggio

crociera in antartide

Una crociera in Antartide può definirsi il viaggio della vita. In questo post ti racconto come è stato il nostro, giorno dopo giorno, emozione dopo emozione.

Per il nostro viaggio di nozze volevamo qualcosa di speciale. La Patagonia, sì, quella era in programma. Il nostro sogno da tanto tempo. Ma mai avremmo pensato di trovarci imbarcati per una crociera in Antartide.

Un gesto folle, quello di lanciarci in quest’avventura ai confini del mondo e che, a posteriori rifarei ancora e ancora.

Non sapevamo cosa aspettarci dal continente sconosciuto. Non è come andare in Thailandia o a New York o in Sud Africa. Per quei viaggi è più o meno facile avere tra gli amici qualcuno che ci è stato. Questa volta niente confronto pre-partenza.

Avevo tanti punti di domanda in testa: il terrore di annoiarmi a morte su una nave da crociera, la paura di stare malissimo durante il passaggio del Canale di Drake, di vedere qualcosa di non così eccezionale come viene descritto.

Senza contare quanto ci rimanevo male quando raccontavo alla gente, con gli occhi che brillavano, che sarei andata lì. In Antartide. “ma che ci vai a fare là?” “sei matta, con tutto quel freddo?” …

Se sei curioso di sapere com’è andata, qui un breve resoconto giorno per giorno. Ma non sarà il racconto a lasciarti senza parole, bensì gli scatti rubati alla natura incontaminata.

(leggi anche: Tutto quello che devi sapere sulla crociera in Antartide)

Iniziamo:

20/12/2017 – L’imbarco ad Ushuaia

L’imbarco è previsto a partire dalle ore 16.30. Laurie (Expedition Leader) e parte dello staff ci danno il benvenuto a bordo e ci istruiscono sugli avvenimenti della serata.

Check-in in cabina, welcome cocktail e safety breafing nella lounge principale della nave. Importantissima l’esercitazione pratica di evacuazione in cui ci vengono spiegate tutte le procedure in caso di emergenza durante il viaggio.

Dopo una lauta cena di benvenuto (tutti i pasti saranno lauti e i +3kg sulla bilancia a fine viaggio lo testimonieranno) ci vengono distribuiti dei fantastici Parka gialli e gli stivali impermeabili, indispensabili per gli sbarchi dei giorni a venire.

Io mi fiondo dal medico per le pasticche contro il mal di mare. Non serviranno a molto, purtroppo.

La nave lascia il porto e piano piano attraversiamo il Canale di Beagle, lasciandoci alle spalle Ushuaia incorniciata da un tramonto da pelle d’oca.

Ushuaia, quella che per molti è la Fin del Mundo, per noi sarà solo l’inizio di una fantastica avventura.

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21-22/12/2017 – Il passaggio del Canale di Drake e Barrientos Island

La cosa che mi preoccupava di più in assoluto era il passaggio del Canale di Drake. Quante se ne sono sentite sull’infamia di quelle acque? Quante storie di esploratori naufragati, navi disperse, vascelli affondati nel ventre del Canale di Drake?

Il 21 mattina lo staff a colazione ci rassicura, tutto sorridente: “Siamo fortunatissimi, le acque sono calme, “solo” 5 metri di onda”. Nonostante la mia dose di xamamina, ho passato la giornata tra i divanetti della lounge e il ponte a poppa, alternando gli attacchi di nausea all’euforia per l’epica avventura.

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Durante le giornate di navigazione lo staff – in tutto una trentina di scienziati, esperti e personaggi particolari – organizza delle mini lezioni per i passeggeri. I temi sono i più disparati: biologia, geologia, zoologia, storia, sempre inerenti all’esperienza che si vive.

La seconda notte non fu così fortunata come la prima. Le onde toccarono l’altezza massima di 9 metri e, a parte tavoli e sedie che passeggiavano da una parte all’altra della cabina, non dimenticherò mai l’esperienza di ritrovarmi con il sedere per terra nel cuore della notte.

Cose che capitano, nel Canale di Drake.

Solo alle 15:00 del 22 Dicembre vedremo terra. E sì, ti viene proprio da dire “TERRAAAAAAA” come nei film.

Una coltre di nebbia avvolgeva tutto e la linea della costa si confondeva tra le diverse tonalità di grigio. La commozione si trasformò presto in eccitazione quando il capitano annunciò l’imminente sbarco.

L’Isola di Barrientos, parte del gruppo delle isole Aitcho, nelle South Shetland, è stato il luogo del nostro primo piede a terra. Non ancora continente, dunque. Per quello dovremo aspettare il giorno dopo.

L’isola di Barrientos è lunga solo 1,5 km e ospita moltissime “rockeries” ossia le aree dove i pinguini costruiscono i nidi di pietra per poter riprodursi e deporre le uova. Incontriamo per la prima volta due specie (delle 17 esistenti) di pinguino: i Chinstrap e i Gentoo.

Tra me e i pinguini è stato amore a prima vista. Vi dico solo che ora ne ho uno di peluche nel letto, ho un portachiavi a forma di pinguino, una calamita, due magliette con pinguini ovunque. 🙂

I pinguini sono gli animali più buffi e furbi della terra. Passerei giornate intere ad osservarli mentre si rincorrono, si rubano le pietre per il nido, si tuffano goffamente in acqua.

La prima sensazione regalataci dallo sbarco nel continente selvaggio è stata quella di essere degli ospiti. Ospiti di un mondo vergine e incontaminato, regolato solo dai ritmi della natura.

crociera in antartide

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Il tempo da spendere a terra è limitato, ci si alterna in gruppi da massimo 100 persone a volta. Le regole stabilite dal protocollo sulla protezione ambientale relativo al trattato sull’Antartide sono molto severe e tutti gli operatori sono ligi nel rispettarle.

Vorremmo rimanere in questo paradiso più tempo possibile ma torniamo sugli Zodiac ed esploriamo le coste dell’isola via mare.

Il primo giorno è stato elettrizzante. Antartide già ti adoriamo!

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23/12/2017 – Esperanza Station

In sala ristorante i posti più gettonati sono quelli adiacenti agli oblò. E ti credo, quando mai ti ricapita un panorama così? Ne troviamo un paio liberi e facciamo colazione con vista su Hope Bay. Sulle sue coste è stabilita dal 1952 una stazione scientifica argentina, Esperanza Station.

Alla stazione non vivono solo i ricercatori ma anche le loro famiglie, bambini inclusi. Ci sono diversi edifici tra cui una chiesa cattolica, una scuola, una stazione radio, un’infermeria e, ovviamente, un laboratorio scientifico.

Seguendo i turni per la discesa a terra, solchiamo finalmente il continente Antartico. I ragazzini della base di Esperanza sono talmente felici di vedere persone “nuove” che ci fanno le feste per mezzora.

L’area della stazione è la casa di centinaia di pinguini Adélie che tengono al caldo i cuccioli appena nati. Dicembre è infatti il periodo in cui le uova si schiudono, dopo una cova di circa 6 settimane. I cuccioli sono inizialmente ricoperti da una lanugine nera e rimangono sotto il ventre dei genitori per almeno 2 settimane.

Quando i cuccioli mutano e si ricoprono di una peluria marrone scuro, escono dai nidi e rimangono per qualche settimana in piccoli gruppi, in modo da evitare la dispersione di calore e limitare il rischio di essere predati dagli Skua (uccelli marini).

Solo con la fine dell’estate i piccoli diventano indipendenti e possono finalmente immergersi nelle acque antartiche per procacciarsi il cibo da soli. Fino ad allora, i genitori provvedono al loro nutrimento, rigurgitando il cibo dal loro becco direttamente nella bocca del cucciolo.

Assistiamo per un’ora e mezza a questo spettacolo della natura. Il freddo non ci sferza minimamente. Realizziamo il privilegio di cui stiamo godendo, il documentario di cui siamo partecipi.

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Il pomeriggio lo trascorriamo in navigazione lungo l’Antartic Sound, un passaggio lungo 48 km e largo 11-19 km che separa la penisola Antartica dall’Isola di Joinville. Quest’area è famosa per gli enormi piatti iceberg.

Il primo non si fa attendere molto. È di una grandezza impressionante. Riusciamo anche a scorgere la prima megattera.

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24/12/2017 – Makkelsen Harbour e Cierva Cove

Non poteva capitarci vigilia di Natale migliore di questa. Una fitta neve ci dà il benvenuto nel “porto” di Makkelsen, situato sulla costa meridionale di Trinity Island. Questo posto fu scoperto nel 1904 da Nordenskjold durante la spedizione svedese in Antartide.

Il porto, un tempo, veniva utilizzato per l’ancoraggio delle baleniere in riparazione e prende il nome dal capitano del tempo, Mr. Klarius Mikkelsen.

La prima cosa che rapisce la nostra attenzione è un gruppo di foche di Weddell, spiaggiate sulla costa. Sembrano dei peluches. Sono tenerissime!

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La neve continua a cadere imperterrita, ma per fortuna i nostri super Parka ci proteggono a dovere. Dall’altro lato del porto dove una colonia di pinguini Gentoo si fa i dispetti e si tuffa ripetutamente in mare.

La neve fresca rende ancora più difficoltosa la loro deambulazione. Sono sempre più goffi e io sempre più innamorata di loro. 🙂

Nel pomeriggio gli Zodiac ci scorrazzeranno tra gli Iceberg di Cierva Cove. Vederli dal livello dell’acqua è a tratti inquietante. Hanno forme, colori e dimensioni unici. Il paesaggio è bucolico. Il silenzio, la nebbia e le mille tonalità di grigio rendono l’esperienza surreale.

Vediamo le balene, questa volta a distanza molto più ravvicinata. L’emozione è davvero alle stelle!

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25/12/2017 – Portal Point e Neumayer Channel – Camping

La mattina di Natale il tempo non è dei migliori. Il vento è alto e le condizioni del mare non sono perfette come nei giorni precedenti.

Il Capitano non dà ordine di sbarco fino a quando non si sente di garantire la massima sicurezza. Attendiamo di nuovo trepidanti il nostro turno infilarci gli stivali e arrivare a terra per goderci lo spettacolo di Portal Point, punto panoramico all’ingresso della baia di Charlotte.

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Il paesaggio che si gode da Portal Point è notevole. Il vento che soffia sposta le nubi e lascia intravedere sprazzi di blu. Poi ancora a riportare le nuvole bianche scintillanti oppure grigie inquietanti. Il quadro in cui siamo immersi cambia in continuazione e noi non sappiamo più da che parte guardare.

Il tempo peggiora così rientriamo in nave (completamente zuppi d’acqua) per il pranzo. Purtroppo le condizioni meteo non ci permetteranno di sbarcare di nuovo nel pomeriggio. Incrociamo le dita per il verdetto serale, quello che ci confermerà o meno la possibilità di prendere parte all’escursione “camping in Antartica“.

Il verdetto sarà positivo e vivremo una delle esperienze più belle in assoluto della nostra crociera in Antartide. Ma di questo te ne parlerò in un altro post.

Nel il pomeriggio, ci siamo goduti decine di spettacoli della natura: megattere, orche, pinguini, iceberg e tramonti mozzafiato.

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26/12/2017 – Lemaire Channel e Port Charcot

Unico vero giorno di sole per noi in Antartide (cosa che abbiamo capito essere molto rara). L’attraversamento del Canale di Lamaire è una delle esperienze TOP della crociera in Antartide.

Il canale è lungo 11 km e largo appena 1.6 km e separa Booth Island dal continente Antartico. Fu scoperto da una spedizione tedesca del 1873 ma soltanto nel 1898 fu navigato da Gerlache che nominò il canale in onore del capitano belga Charles Lamaire.

Attraversare lo stretto di Lamaire con il sole splendente è stato un vero regalo. I giochi di luce, i riflessi delle montagne nell’acqua piatta, il contrasto del blu del cielo con il bianco del ghiaccio. Spero che le fotografie rendano un po’ l’idea della straordinaria bellezza di quel posto.

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Raggiungiamo così il punto più a sud della nostra spedizione (65° 04’ S) prima di virare per Port Charcot.

Lo sbarco a Port Charcot, situato sulla costa settentrionale di Booth Island, è stata l’ultima nostra esperienza a terra. Il sole alto ci ha permesso di rimanere a godere di quei paesaggi un po’ di più. Di fronte alla baia, su un piccolo iceberg, una foca ferita (probabilmente dall’attacco di un’orca) si riposa.

Prima di rientrare in nave facciamo un ultimo giro in Zodiac tra gli iceberg dalle innumerevoli tonalità dell’azzurro. Ci porteremo nel cuore questi giganti di ghiaccio, questi colori brillanti, questo spazi infiniti.

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L’ultimo pranzo con vista “Antartide” sarà un piacevolissimo barbecue sul settimo ponte della Ocean Endeavour.

Piano piano ci allontaniamo per iniziare il viaggio verso Ushuaia. Ci aspettano altri due giorni di navigazione.

27-28/12/2017 – Il passaggio del canale di Drake e Capo Horn

Il rientro è un po’ più dolce dell’andata. O per lo meno non mi sono ritrovata con il sedere a terra nel bel mezzo della notte. 🙂

Il 28 pomeriggio avvistiamo Capo Horn, il famosissimo Capo Horn, che si trova in territorio Cileno, e dal 2005 è patrimonio dell’UNESCO.

Non possiamo sbarcare ma otteniamo il permesso da parte delle autorità Cilene di avvicinarci un pochino per ammirare l’isola insolitamente circondata da acque calme.

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Percorriamo a ritroso il Canale di Beagle per tornare al porto di Ushuaia, dove attraccheremo la sera stessa.

29/12/2017 – Sbarco ad Ushuaia

Sembra passato un mese e invece solo 10 giorni fa abbiamo lasciato lo stesso molo per abbracciare quest’avventura chiamata Antartide.

Tutto quel che verrà dopo sarà solo un contorno: il Perito Moreno sembrerà un ghiacciolo abbandonato tra le montagne argentine e gli iceberg del lago Gray, dei cubetti da infilare nel bicchiere di un Moscow Mule.

L’Antartide è uno di quei viaggi che vorresti non finissero mai.

Salutiamo lo staff, la nostra cabina, la nave e i compagni di viaggio. In cuor nostro sappiamo che un giorno toneremo.

Ciao Antartide, sei stata una scoperta meravigliosa!

P.S. il video qui sotto ripercorre i momenti più belli del nostro viaggio in Antartide e Patagonia. Spero ti piaccia!

Written by:
Elena Frigerio
Published on:
6 Luglio 2018
Thoughts:
17 commenti

Categories: ANTARTIDE

Interazioni del lettore

Commenti

  1. Lucia Lodigiani

    7 Luglio 2018 alle 08:20

    Grazie Elena, è bellissimo e fa sognare. Un abbraccio a tutti e due. Lucia

    Rispondi
    • Elena Frigerio

      9 Luglio 2018 alle 07:27

      Grazie Lucia! 🙂

      Rispondi
  2. Simonetta

    8 Luglio 2018 alle 20:38

    Meraviglioso fantastico,sono senza parole….

    Rispondi
    • Elena Frigerio

      9 Luglio 2018 alle 07:28

      🙂

      Rispondi
    • Simonetta Corzani

      10 Luglio 2018 alle 12:23

      Anch’io mi chiamo Simonetta e ho detto la stessa cosa: sono senza parole .Le tue immagini Elena mi hanno emozionato e commosso. Le ho riviste più volte .Un grazie grande come l’Antartide.

      Rispondi
      • Elena Frigerio

        10 Luglio 2018 alle 12:54

        Grazie a te Simonetta, sono felice di regalare emozioni! 🙂

        Rispondi
  3. Paola

    8 Luglio 2018 alle 21:51

    Bellissimo viaggio e bellissima descrizione, come sempre, di tutto quello che avete vissuto. E’ davvero il viaggio della vita, spero un giorno di poterlo realizzare anche io. un saluto, Paola

    Rispondi
    • Paola

      8 Luglio 2018 alle 21:55

      ps: le foto che avete fatto sembrano quasi irreali per quanto sono belle ed intense. Mi piacerebbe un post dove descrivi i costi e come ti sei organizzata. un saluto, paola

      Rispondi
      • Elena Frigerio

        9 Luglio 2018 alle 07:29

        E’ in arrivo un post organizzativo con tutte le info 🙂

        Rispondi
    • Elena Frigerio

      9 Luglio 2018 alle 07:28

      Te lo auguro davvero Paola, è di una bellezza indescrivibile!

      Rispondi
  4. Silvia Oddi

    9 Luglio 2018 alle 21:00

    Grazie Elena di aver voluto condividere questa esperienza di vita, mi sono emozionata. Luoghi incontaminati e fantastici. Anche io come te sono viaggiatrice e spero un giorno di poter fare uno dei viaggi della vita.
    Buona vita a voi due

    Rispondi
    • Elena Frigerio

      10 Luglio 2018 alle 12:53

      Grazie a te Silvia di esser passata a dare una sbirciatina. Ti auguro davvero con tutto il cuore di poter vivere un’esperienza del genere! Un abbraccio

      Rispondi
  5. loredana

    11 Luglio 2018 alle 22:14

    Grazie Elena mi hai fatto in parte rivivere la mia avventura in Patagonia del 2004. Nonostante siano passati 14 anni ho ancora nel cuore e nella mente quei posti meravigliosi. Bellissima la crociera che, purtroppo, allora non avevo fatto: con le tue foto splendide , il tuo racconto ed il tuo video ora ho viaggiato davvero con te. -Complimenti davvero .

    Rispondi
    • Elena Frigerio

      12 Luglio 2018 alle 14:05

      Grazie Loredana. Scriverò anche di Patagonia a breve 🙂
      un abbraccio

      Rispondi
  6. mario camilli

    6 Dicembre 2018 alle 18:13

    Grazie, mi hai fatto tornare indietro di 45 anni, più o meno ho fatto lo stesso percorso, rivedere il passaggio nel canale Lemaire è stato entusiasmante….non lo facemmo con una barca a vela di 16 metri….arrivammo più a sud alla base inglese di Argentin Island, poi Palmer Station ( Usa), baia paradiso ( Argentina), la nostra via del ritorno…risalimmo il Drake poi Sud Orcadi, Sud Georgia…e lasciammo il Sud con prora per l’isola di S.Helena….di nuovo Grazie sono tornato per un po più giovane. Mario

    Rispondi
    • Elena Frigerio

      7 Dicembre 2018 alle 08:30

      Mario che viaggio stupendo! In barca a vela dev’essere tutta un’altra cosa… e poi 45 anni fa! Fu praticamente un’esplorazione. Tanti complimenti! E grazie a te di aver lasciato un’ulteriore testimonianza della spettacolarità del continente antartico. 🙂

      Rispondi
  7. Jessica

    4 Dicembre 2019 alle 16:06

    Elena grazie…mi hai fatto venire la pelle d’oca. Non si trovano molti diari di viaggio sull’Antartide sul web…questo è prezioso! Costi proibitivi, chissà se un giorno riuscirò a metterci piede anche io…intanto mi hai fatta sognare!

    Rispondi

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