Scopri cosa fare a Crespi d’Adda, il minuscolo villaggio operaio di fine Ottocento: una passeggiata tra le casette, uno sguardo tra le finestre della fabbrica e la storia affascinante di una famiglia illuminata.
Crespi d’Adda è un piccolo villaggio perfetto costruito dai fratelli Crespi per i loro dipendenti e le loro famiglie, nel 1987. E’ sicuramente la testimonianza più importante, in Italia, del fenomeno dei villaggi operai, conservato perfettamente integro fino ai giorni nostri.
Il villaggio si trova in provincia di Bergamo, al confine con la provincia di Milano. Se sei in visita a Bergamo ti consiglio caldamente una visita a questo sito interessante.
Dal 1995, Crespi d’Adda è stato inserito nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dell’UNESCO.
Era da qualche tempo che tramavo l’idea di tornarci. L’ultima mia visita risaliva probabilmente ai tempi delle scuole medie. Approfitto di una giornata di sole e decido di affidarmi all’associazione culturale Crespi Cultura, prenotando una visita guidata con loro.
Informazioni generali
Fino al 1870, dove ora sorge il villaggio, vi era soltanto un fitto bosco. Fu nel 1875 che Cristoforo Benito Crespi decise di acquistare quella terra per installarvi una fabbrica di filati di cotone.
La posizione era perfetta:
- Da una parte il fiume Adda, che collegava l’area al mercato di Milano, grazie al Naviglio Martesana;
- Dall’altra il fiume Brembo, che proteggeva a est;
- A nord una costa, che una volta segnava la linea di confine tra il territorio del Ducato di Milano e quello della Repubblica di Venezia, cingeva il sito perpendicolarmente, chiudendolo.
Crespi d’Adda sorse praticamente in una grande buca e proprio tale isolamento favorì la perfetta conservazione del sito nel tempo.
I Crespi (padre e figlio) vollero costruire un villaggio ideale del lavoro, un nucleo autosufficiente, in cui il padrone offriva a livello (quasi) gratuito tutti i servizi sociali necessari allo sviluppo della comunità, in cambio di forza lavoro per la sua attività produttiva.
La Fabbrica
Il cotonificio di Crespi d’Adda è oggi completamente abbandonato. L’area è enorme: 90.000 metri quadri di capannoni oggi non visitabili per motivi di sicurezza, si estendono tra la strada principale del villaggio e il fiume Adda.
Agli inizi del 1900 dava lavoro a circa 4.000 persone. Poi la crisi degli anni ’30, l’uscita dei Crespi, la cessione dell’attività prima alla STI (Stabilimenti Tessili Italiani) e poi alla Legler, entrambe fallite.
Da alcuni anni il fabbricato è di proprietà di Percassi, noto imprenditore bergamasco, che ha fortunatamente ripulito gli interni dei capannoni dalle macerie e dai resti di produzione delle proprietà precedenti.
Il futuro di quest’area rimane purtroppo tuttora indefinito.
La visita inizia dall’ingresso del cotonificio. Il cancello rosso e le palazzine dirigenziali fanno da cornice alla ciminiera che, con i suoi 72 metri di altezza, buca il cielo azzurro di questo pomeriggio di inizio luglio.
Le decorazioni delle palazzine rendono evidente la volontà di Benito di rendere il posto di lavoro non solo efficiente, ma anche bello.
A destra e a sinistra dell’ingresso principale si allineano i capannoni a shed della fabbrica che furono così progettati in modo da ricevere più luce naturale possibile e, allo stesso tempo, mettere in sicurezza i lavoratori interrando parte degli ingranaggi dei telai.
L’attenzione alla salute fu sicuramente una priorità dei Crespi. Di fronte all’ingresso principale, in una palazzina tuttora esistente, era allestito un piccolo ospedale e un pronto soccorso.
In caso di incidenti gravi in cui fossero necessari interventi chirurgici, due stanze a nome dei fondatori erano sempre disponibili presso l’ospedale di Milano.
Le case degli operai di Crespi d’Adda
Inizialmente, Benito Crespi fece costruire tre palazzotti accanto all’ingresso principale degli operai, in grado di ospitare fino a 12 famiglie ciascuno. A destra, invece, una grande casa fungeva da dormitorio femminile.
Il figlio di Benito, Silvio Crespi, dopo gli studi migrò temporaneamente in Inghilterra per studiare le realtà industriali inglesi, all’epoca molto più avanzate di quelle italiane.
Quanto rientrò decise di costruire tante casette, in stile inglese, ciascuna con il suo giardino e il suo orto, in cui fare alloggiare le famiglie degli operai.
Le case con due porte ospitavano due famiglie. Quelle con una porta, una famiglia sola. Aumentando lo spazio vivibile, la qualità della vita migliorò drasticamente.
Il villaggio di Crespi d’Adda non riuscì ad ospitare più di 1300 persone (un terzo dei lavoratori del cotonificio). Gli occupanti delle case venivano scelti in base a criteri piuttosto semplici: se il lavoratore veniva da lontano e aveva una famiglia a carico, aveva priorità su tutti gli altri.
La casa veniva data in locazione ad un prezzo simbolico ma rimaneva sempre di proprietà dei Crespi.
Le ville dei dirigenti
Mano a mano che si procede il direzione cimitero le casette si trasformano in villette con balconcini e patio, dedicate agli impiegati e ai capiturno.
Ancora oltre, si trovano le grandi ville dei dirigenti, bellissime e completamente immerse nel verde.
Il castello dei Crespi
La casa padronale è un edificio decisamente particolare nella sua architettura. Sembra un castello medievale.
Non è purtroppo visitabile internamente in quanto di proprietà privata.
I lavatoi
Furono costruiti due lavatoi, per far sì che le donne non andassero fino al fiume a lavare i panni.
Uno, il più antico, si trova proprio dietro al dopolavoro, lo spazio dedicato allo svago post-lavorativo dei dipendenti. Purtroppo questo lavatoio è in pessimo stato di manutenzione, mezzo pericolante. Di proprietà privata, sembra essere oggetto di ripicca nei confronti del comune per questioni di negate concessioni edilizie.
L’associazione Crespi Cultura negli anni scorsi ha raccolto circa 10 mila euro sperando di poter sistemare il lavatoio una volta passato nelle mani del comune. Mi auguro possano recuperarlo presto e farlo tonare a splendere come un tempo.
L’altro lavatoio si trova in prossimità della centrale termoelettrica.
La chiesa, i bagni pubblici e la scuola
La chiesa del villaggio fu fatta costruire ricalcando fedelmente la chiesa di Busto Arsizio, paese natale della famiglia fondatrice.
L’edificio è di scuola bramantesca.
Le scuole, situate accanto alla chiesa, garantivano istruzione ai figli dei dipendenti per quattro anni, un anno in più dell’obbligo statale. L’anno aggiuntivo serviva a specializzarli per il lavoro nel cotonificio.
Alla fine del quarto anno, i ragazzi più meritevoli venivano mandati a Bergamo a studiare per ulteriori tre anni, grazie alle borse di studio elargite dai Crespi stessi. Dopo questo periodo, i migliori venivano inseriti in azienda in posizioni “di prestigio”.
I bagni pubblici furono creati per preservare un “elevato” standard di igiene e per prevenire il diffondersi di malattie ed epidemie. Il giovedì era il giorno della doccia obbligatoria per i bambini, pena la sospensione delle attività didattiche.
Il Cimitero
Il cimitero si trova alla fine della via principale. Il monumento richiama un po’ un tempio Maya, con statue religiose e richiami floreali sulla porta principale.
All’interno si trova la tomba di famiglia Crespi.
Il monumento si estende lateralmente come in un abbraccio protettivo alla comunità. Di fronte ad esso, i cippi indicano le tombe dei cittadini con le prime tre file riservate ai bambini.
Crespi d’Adda: come arrivare
Raggiungere il villaggio operaio di Crespi d’Adda è molto semplice in quanto si trova a soli due chilometri dall’uscita di Capriate, sull’autostrada A4.
Il villaggio è tuttora abitato da circa 400 persone ed è possibile il transito con l’auto tranne nei pomeriggi festivi da Marzo a Novembre, in cui è attiva la zona a traffico limitato. In tal caso potrai parcheggiare fuori e raggiungere l’abitato a piedi (10 min circa).
Visite Guidate e Crespi Cultura
Il villaggio operaio è aperto a chiunque. Non esiste biglietto da pagare per passeggiare tra le casette e la fabbrica.
Tuttavia, ti consiglio una visita guidata con l’associazione di Crespi Cultura. Stefano, con una passione immensa, ci ha accompagnati per più di due ore tra la storia, gli aneddoti e le persone che hanno fatto la vita e la storia del villaggio.
E’ un valore aggiunto non trascurabile soprattutto se si pensa che l’attività di questa associazione ha come unico scopo quello di trasferire alla comunità locale i benefici derivanti dal turismo.
Le visite per i gruppi vengono effettuate giornalmente, mentre per i singoli sono disponibili due visite a settimana, il sabato e la domenica dalle ore 15.30 (da Marzo a Novembre). Si può prenotare direttamente qui.
Il costo della visita è di 6 Euro a persona.
Per ulteriori informazioni visita il sito dell’associazione. La sede è in piazza Vittorio Veneto, al n.1.
Disclaimer: questo NON è un post sponsorizzato. Ho effettuato la visita con Crespi Cultura per scelta personale, perché sono rimasta molto colpita dalla passione che muove le persone che rappresentano l’associazione.
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Carla
Interessante destinazione, onore a questa famiglia che capiva e supportava ogni esigenza civile, molto commovente il cimitero con le lapidi di tanti bambini.
Elena Frigerio
ciao Carla, Crespi d’Adda è uno di quei posti che si hanno magari dietro casa e a cui non ci si fa mai caso. E’ stato bello riscoprirne la storia. Magari con questo post invoglio le persone a visitarlo. 🙂